CENNI STORICI
Lapedona venne probabilmente fondata dai Liburni o dai Siculi che avevano edificato la vicina Torre di Palme.
Successivamente, nel 485 a. C. circa, è una delle tante colonie romane del piceno e, avendo fatto parte della centuriazione dell'agro fermano, vi venivano coltivati i tanto decantati prodotti agricoli piceni, come le olive, le pere e le mele.
Molti sono i resti di ville rustiche e sepolcri che si incontrano lungo la campagna: pezzi di colonne e materiali architettonici sono visibili nei pressi della chiesa della Madonna Bruna.
Sugli insediamenti di epoca romana ed altomedievale sono nate le contrade in cui ancora oggi è suddiviso il territorio, queste prendono il nome dalle chiese o dagli antichi proprietari dei fondi: nei primi documenti dell'XI secolo si nominano i castelli di S. Martino e Saltareccio.
La sottomissione totale a Fermo avviene nel 1405 quando, priva di un suo podestà, è rappresentata da un balivo presso la curia del podestà di Fermo.
La fortificazione delle mura cittadine risale al 1451. pochi anni prima Francesco Sforza l'aveva scelta, assieme ad Altidona, come base per azioni belliche.
Nel 1538 Lapedona entra a far parte dello Stato Pontificio; nel 1790 viene saccheggiata dalle truppe francesi vincitrici su quelle napoletane dopo la battaglia di Torre di Palme.
Nel 1860, tolta dalle Delegazione provinciale de Fermo viene aggregata alla provincia di Ascoli Piceno.
COSA SI PUÒ VISITARE
L'ingresso al castello avviene attraverso le due porte:
Porta Marina, a sud-est, con arco gotico e merlature ghibelline aggiunte recentemente e
Porta del Sole, a sud, che immette nella principale
Piazza Leopardi.
La sistemazione della Piazza risale al XVI secolo, epoca del
Palazzo Comunale, il cui loggiato è costituito da due archi di eguale misura e da un terzo con una luce più ampia, sotto al quale è stato collocato il cippo funerario romano di "Tito Accavo Filadelfo", un liberto dell'imperatore Tito.
Poco lontano la
casa natale di Temistocle Calzecchi Onesti (1853-1922), inventore di uno strumento rilevatore delle onde elettromagnetiche il "coherer", utilizzato da Guglielmo Marconi nei suoi esperimenti pe r il telegrafo senza fili.
Chiesa di San Nicolò: di origine trecentesca ma ricostruita nel XVI secolo e con la facciata rifatta nel 1728. Sopra l'altare principale la tela di Simone De Magistris, uno dei pittori più importanti del manierismo marchigiano, firmata e datata 1596: Madonna con bambino, S. Michele, S. Francesco e S. Quirico, il santo bambino vissuto nel III secolo d. C. a cui vengono attribuiti discorsi e miracoli, ucciso all'età di tre anni a divenuto patrono della città.
Degna di nota anche una "Madonna del Rosario" del 1682, attribuita recentemente a Giuseppe Grezzi, ma forse di un suo seguace, ed il bel soffitto ligneo dipinto, risalente al 1764.
La Chiesa di S. Giacomo e S. Quirico è stata rifatta nel XIX secolo ma al suo interno è possibile ammirare una scultura in legno policromo di S. Quirico, proveniente dall'omonima chiesa fuori le mura, due tavolette dipinte raffiguranti S. Rocco e S. Sebastiano, protettori contro la peste, attribuite all'Alamanno, e un polittico con la Madonna e il bambino, S. Giacomo Maggiore e S. Giovanni Battista sempre del Quattrocento.
La
chiesa di S. Lorenzo, nell'impianto attuale del XVIII secolo, contiene un organo del Callido (1784), un Crocifisso ligneo del XVI secolo e un altare cinquecentesco.
Le chiese più antiche, risalenti al XII secolo, sono tutte fuori le mura:
S. Pietro, davanti alla porta castellana presso il cimitero, in pietra e mattoni, a una navata, absidata, tetto a capriate e portale con soprarco gotico, facciata modificata nel 1876 da Giuseppe Sacconi, conserva al suo interno alcuni capitelli romanici; la piccola
chiesa della Madonna Manù, detta anche Santa Maria della Noce, eretta prima del 1032, è un edificio in pietra a navata unica con facciata a capanna e piccola abside;
la chiesa de Ss. Quirico e Giulitta, doveva essere la chiesa del primitivo castello di Lapedona, lungo le pareti dell'unica navata si vedono affreschi di un anonimo pittore del XV secolo tra cui figurano il piccolo S. Quirico e la madre Giulitta, la cripta a tre navatelle con colonne in arenaria e capitelli romanici con rappresentazioni vegetali, antropomorfe e zoomorfe nel tipico gusto medievale, e volte a crociera; nell'arcata centrale è collocato un crocifisso ligneo del XVI secolo.
MANIFESTAZIONI E FESTE
Festa della Madonna Bruna: domenica successiva a Pasqua.
Festa del patrono S. Quirico: 15 luglio.
Sagra degli gnocchi: fine luglio.
Sagra della polenta con lumache: agosto.
Festa del vino cotto con rievocazione "De lo fa cantina": fine settembre.
INFO E CONTATTI
Uffici comunali: Piazza G.Leopardi,1 - Telefono: 0734/936321
Proloco: 0734/936559
http://www.comunedilapedona.it/