Edifici storici
PALAZZO VITALI - ROSATI
 

Progettato attorno al 1532 da Antonio da Sangallo il Giovane per Girolamo Rosati e costruito incorporando preesistenti edifici.
In origine fu sede dell' Accademia degli Sciolti (di cui ne era principe Uriele Rosati) e poi quella dei Ravvivati.

PALAZZO AZZOLINO

Costruito attorno al 1532 per il marchese Giovanni Francesco Rosati su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane (1484 - 1546) in stile rinascimentale d'ispirazione bramantesca; dopo varie vicende ne entrò in possesso il card. Decio Azzolino, segretario di stato di papa Clemente IX, confidente e consigliere della regina Cristina di Svezia.
Antonio Cordini, meglio conosciuto come ANTONIO DA SANGALLO, detto Il Giovane, è uno dei principali artisti del Rinascimento: architetto dello Stato Pontificio, fu aiuto di Bramante, diresse, prima con Raffaello, poi da solo (dal 1516), la costruzione della Basilica di San Pietro; lavorò con Michelangelo alla costruzione di Palazzo Farnese a Roma, considerato il suo capolavoro.
Dopo l'Unità d'Italia alcune famiglie fermane costituirono la "Società cooperativa Firmana" e rilevarono la proprietà del Palazzo per mettervi la sede del "Circolo Cittadino" sorto nel 1848 come "Circolo Popolare".

PALAZZO PACCARONI
 

Facciata in laterizio con sezione in bugnato rustico nel punto in cui la costruzione ha incorporato un preesistente torrione (particolare nella foto a destra); maestoso portale in legno che imita la costruzione in muratura.
Fino agli anni Sessanta ha ospitato la sede della Scuola di Avviamento Commerciale "Fracassetti", poi, dopo l'istituzione delle scuole medie uniche (e lo spostamento della Scuola media Fracassetti nella nuova sede di San Giuliano), il Conservatorio di musica, fino all'attuale destinazione (Università e Uffici giudiziari).

PALAZZO FOGLIANI

Quattrocentesco Palazzo Fogliani che si affaccia sull'omonimo largo (quartiere Campolege) con eleganti finestre in gotico veneziano con bifora trilobata ornate da motivi in laterizio che testimoniano i rapporti commerciali e politici che Fermo intrattaneva con Venezia.
La facciata è completata da un portale rinascimentale (a destra) di ispirazione toscana con festoni di foglie su stipiti e architravi.
Già appartenuto ai nobili Fogliani, famiglia che espresse podestà, magistrati e ambasciatori e di cui ne parla anche il Machiavelli ne "Il Principe"; oggi destinato ad attività private. Giovanni Fogliani fece appendere sul portone di questo palazzo la testa del cugino Gennaro e del cognato di questo, Raffaele Della Rovere, trucidati da lui che poi, a sua volta, fu ammazzato dal nipote Oliverotto Euffreducci da Fermo nel 1502.
E' uno dei periodi più "movimentati" nella vita cittadina, scossa da lotte intestine per la conquista del potere nella città.

PALAZZO MONSIGNANI - SASSATELLI
Già palazzo Nannerini,opera di Pietro Augustoni.
Nel 1810, durante il regime napoleonico, vi alloggiò Eugenio Beauharnais, vicerè d'Italia e arcicancelliere dell'Impero francese (il marchese Francesco Luigi Nannerini era Guardia d'Onore del principe Eugenio). Nel 1827 vi dimorò Girolamo Bonaparte ex re di Westfalia.

PALAZZO ROMANI-ADAMI
Il Palazzo Romani Adami si trova nel centro storico di Fermo tra Piazza del Popolo, sede del Governo e Piazzetta, antico fulcro dei quartieri popolari. Si affaccia sull'arteria principale della città storica, Corso Cavour che, nel medioevo, era la "via delle botteghe" e che, dal sedicesimo secolo, si trasforma in sede per gruppi dirigenti e nobiliari i quali, da quel momento, vi edificano i loro palazzi. Palazzo Romani Adami è un rappresentativo Palazzo del '700 Marchigiano che conserva testimonianze medievali e arredi dei primi del '900. Nella parte retrostante poggia su strutture romane e tipici cunicoli sotterranei di Fermo. Il Palazzo è stato ampliato e costruito nelle sue fattezze settecentesche, su tessuto medievale, dalla famiglia Salvadori di Porto San Giorgio. Le decorazioni liberty sono state commissionate (nei primi anni del ventesimo secolo) dalla Contessa Amalia Giovannetti moglie del Conte Antonio Romani Adami , avvocato e sindaco di Fermo. La parte monumentale di rappresentanza è composta da una facciata settecentesca con grande portone, androne dove si entrava con le carrozze e i cavalli, scalone, galleria, salotti, salone da ballo, stanze da letto padronali, terrazzo e cortili. La parte che era destinata alle attività di produzione è ancora riconoscibile in ambienti quali l'orto tra le mura urbane, la scuderia, il fienile, la legnaia, il lavatoio, (ora adibite a Bed and Breakfast) e il frantoio (ora sede di un ristorante), le dispense, le cantine del vino, la camera della salata, la camera dell'olio e quella per le mele e le patate. Centro di questa parte è la grande cucina voluta dalla Contessa Amalia Romani Adami.

VILLA VINCI

(già villa Paccarone) Sorge sul versante occidentale del Girfalco, la spianata ricavata sulla sommità del colle Sàbulo, di fronte al Duomo.
La sua fabbrica è il risultato della trasformazione, verso la metà dell'Ottocento, di un convento dei Cappuccini costruito nel Cinquecento.
In precedenza sullo stesso sito sorgeva la rocca medievale (Girone), demolita nel 1446, al termine della dominazione di Alessandro Sforza, con il consenso di papa Eugenio IV, dal popolo infuriato per i soprusi dei vari signorotti che la usavano come presidio, e per i frequenti assedi che subiva la città proprio a causa di tale rocca quasi inespugnabile, che era simbolo e strumento di potere.
Unico superstite della Rocca è il leone (oggi posto a lato della Cattedrale), ritrovato nel 1835. Il cotogno su cui poggia la zampa è il fregio della stemma di Francesco Sforza.
Villa Vinci è una villa atipica, perché nel punto più alto di una città, perché col giardino dietro anziché di fronte, perché privilegiata, rispetto alle numerose ville rurali, in quanto si trova a due passi dai palazzi del potere, della religione e della cultura.
La facciata neoclassica funge da quinta di chiusura ad ovest del piazzale del Girfalco. E' stata realizzata dall'architetto fermano Giovan Battista Carducci verso la metà dell'Ottocento.
Quattro colonne, rivestite in mattone rosso come la facciata, sorreggono un terrazzo dal quale si sono affacciati Giuseppe Garibaldi (1849), Pio IX (1857), Umberto I (1863), Giosuè Carducci (1876), Felice Cavallotti (1894), Umberto II (1925). Ma il prestigio della villa è dato anche dai numerosi avvenimenti storici vissuti dal sito in cui essa sorge.
Nel Duecento qui era la rocca che ospitava gli Sforza durante la loro signoria su Fermo; qui nasce Galeazzo Sforza, poi quinto duca di Milano.
Nel 1446 il popolo, stanco dei tiranni, demolisce la rocca. Fu un antenato degli attuali proprietari, Buongiovanni Vinci, a guidare i fermani per scacciare dalla Rocca gli Sforza e a consegnare le chiavi della Città di Fermo al Cardinal Scarampi, legato di papa Eugenio IV.
Con lo Stato Pontificio arrivano anche i frati cappuccini che vi costruiscono il convento e la chiesa di San Lorenzo.
Nel 1810 i frati sono cacciati dal governo napoleonico che sopprime gli ordini religiosi e il convento è venduto ad asta pubblica. Lo acquista a prezzo stracciato il Conte Francesco Paccarone che lo adibisce a residenza gentilizia. Alcuni decenni più tardi l'architetto Carducci realizza l'attuale facciata in stile neoclassico e, sfruttando gli spazi della vecchia aula ecclesiale, anche un ampio androne a piano terreno nonché, al primo piano, un grandioso salone centrale, pezzo forte della villa, il cui soffitto è ornato da pitture decorative classicheggianti degli artisti fermani Nunzi, Morettini e Maranesi; finte colonne e lesene emergono dalle pareti piene di stucchi e fregi dorati.
La Villa assume l'aspetto definitivo e giunse poi al Conte Giovanni Battista Giammarini, figlio di una Paccaroni, che nel 1891 la vendette - per concordato con il suocero, stipulato in occasione delle proprie nozze con Maria Falconieri Gabrielli di Carpegna - al Conte Guglielmo Vinci, appartenente ad una antica famiglia fermana di tradizioni politiche e diplomatiche.
Dal 1914 il bene è sottoposto a vincolo delle Belle Arti.
Powered byMetodo Spa